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Il
Battesimo nello Spirito Santo:
Risposte
ad alcune obiezioni |
di A. Thomas Brès
Da |
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dal numero
4 dell'anno 1950
fino al
numero 4 dell'anno 1951)
Seconda
parte
5. Due
esperienze diverse
6. Le
manifestazioni esterne
6.a Perchè
questa esplosione delle lingue?
7.
Parleranno in
altre lingue
5. Due
esperienze diverse
Ma
qui incontriamo unaltra obiezione.
Alcuni insegnano
che effettivamente il Battesimo dello Spirito Santo
non è una esperienza distinta dalla conversione.
Essi
dicono: «Ogni anima che viene a Dio
lo fa per lazione dello Spirito, perciò Lo
possiede da quel momento stesso
e non deve più
ricercarLo, ma deve
ringraziarLo e realizzare la Sua presenza in se
stessa per la fede. Non ha più bisogno di fare
unaltra esperienza».
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Chiamiamo
di nuovo in nostro aiuto la Santa Scrittura.
Leggiamo al
capitolo 20 dellEvangelo di S. Giovanni,
che la sera della sua Resurrezione, Gesù si
presentò ai discepoli riuniti, sebbene ancora
timorosi ed increduli, e soffiò su di essi dicendo: «Ricevete
lo Spirito Santo»
(esattamente, nel testo greco: "ricevete
dello Spirito Santo"). (Giov. 20:22).
Quaranta giorni più
tardi, prima di risalire al cielo, il Signore,
rivolgendosi a quegli stessi discepoli, dichiarò
loro: «Voi sarete
battezzati con lo 8pirito Santo ... Voi riceverete la
virtù (cioè: la potenza) dello Spirito Santo... » (Atti 1:8).
Dieci giorni
passarono ancora, ed infine essi ricevettero, il
mattino della Pentecoste, questo glorioso Battesimo.
Tali passi
stabiliscono chiaramente che ci sono state nella
vita del discepoli due
esperienze differenti,
separate da un intervallo di cinquanta giorni,
intervallo che esiste dalla Pasqua alla
Pentecoste. |
La
prima esperienza la realizzarono la sera di
Pasqua, quando ebbero la rivelazione del Cristo
risuscitato che soffiò su essi dicendo: «Ricevete
lo Spirito Santo»;
la seconda la mattina di Pentecoste, quando la
Potenza discese su di essi e li riempì facendo
si che si esprimessero in nuove lingue
Nel
cammino spirituale seguito dai discepoli di Gesù non
troviamo qualche cosa che ci riguarda?
Essi avevano
conosciuto il Cristo durante tre anni; avevano
ascoltato i Suoi discorsi, erano stati i
testimoni dei Suoi miracoli e
ciò nonostante non erano convertiti.
LEvangelo stesso lattesta.
Gesù disse a Pietro, qualche giorno prima
dellavvenimento della Croce: «E
tu, quando sarai convertito ... » (Luca 33:32).
E se Pietro non era
convertito in quel momento, quanto maggiormente non lo
erano i suoi compagni!
Essi
conoscevano Cristo attraverso
lintelligenza; Lammiravano,
Lamavano, ma non avevano ancora in Lui
una fede vivente.
Questa fede vivente,
pensiamo che labbiamo ricevuta la sera di
Pasqua, vedendo Gesù risuscitato nel mezzo di
loro e ricevendo il soffio dello Spirito Santo.
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Ugualmente
noi possiamo avere, attraverso molti anni,
una certa conoscenza di Gesù, qualche
interesse per la Sua persona; ma ciò resta
una teoria, fino al giorno in cui anche noi
ci troviamo faccia a faccia con il Cristo
vivente.
Nasciamo
allora di nuovo, per mezzo dello Spirito
che Gesù soffia su noi, come sugli
apostoli la sera di Pasqua: ma
questa nuova nascita non è il Battesimo.
I
discepoli non furono battezzati nello Spirito
Santo quando Gesù ebbe soffiato su di loro,
ma dovettero attendere, dietro Suo ordine,
una nuova esperienza.
Così
anche noi quando siamo nati dl nuovo,
dobbiamo attendere il Battesimo dello
Spirito Santo.
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Riassumendo: presso
gli apostoli le due esperienze,
"nuova
nascita"
e "Battesimo
dello Spirito",
non sono confuse.
Le narrazioni evangeliche ci
permettono di situarle, con certezza, a cinquanta giorni
di distanza. Non si dovrà dunque pretendere che se ne
debba fare una sola.
Presso i Samaritani e gli
Efesini, avvenne inconfutabilmente la
stessa cosa (Atti 7 e 19).
Paolo non ricevette il
Battesimo sulla via di Damasco, ma tre
giorni dopo: intervallo molto breve, ma
sufficiente perché le due esperienze fossero
distinte anche per lui (Atti: 9).
Il solo caso che ci si
potrebbe opporre i quello di Cornelio e della gente
della sua casa (Atti: 10). Essi passarono per
la nuova nascita e furono riempiti dl Spirito tutto
in una volta.
Ma si può
agevolmente comprendere la ragione di questa eccezione.
Gli apostoli, ancora tutti presi
dal loro preconcetti verso i gentili, non avrebbero
mai voluto amministrare il battesimo dellacqua
a del pagani e considerarli come veri cristiani se
prima non li avessero visti battezzati dallo Spirito
Santo nello stesso modo come essi erano stati
battezzati.
Fu questo battesimo che vinse la
loro perplessità, o almeno quella di Pietro, e li
convinse che anche i pagani potevano convertirsi come
gli ebrei ed avere diritto immediatamente agli stessi
privilegi.
Quando a Gerusalemme si
rimprovererà a Pietro la sua condotta, egli saprà
rispondere: «Se dunque Iddio ha
dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi
che abbiamo creduto nel Signor Gesù Cristo, chi ero
io da potermi opporre a Dio?» (Atti 11:17)
Si ebbe dunque allora una
eccezione, eccezione che si giustifica da se stessa e che
non sopprime affatto la regola generale fornita per tutti
gli altri casi.
Certamente,
anche ai nostri giorni si potrebbero citare degli esempi
analoghi a quello di Cornelio: Iddio ha le Sue ragioni
particolari che Egli solo conosce: ma la regola delle
due esperienze distinte rimane praticamente vera per la
quasi totalità dei casi.
Voi dunque che
siete convertiti, nati di nuovo, battezzati in
acqua, sappiate che Iddio ha ancora in riserva
per voi unaltra benedizione: il
Battesimo dello Spirito Santo! |
Vi
sono, un po dappertutto, molti credenti
disposti ad ammettere la realtà e la necessità di
questo Battesimo, ma essi se
lo figurano in una maniera particolare.
Vorrebbero
senza dubbio ottenerlo, ma, possiamo dire, a
modo loro: pongono
a Dio le loro condizioni.
Il
Battesimo! Sì, certo, ma
come essi lintendono.
Ad ogni modo Iddio ha un Suo metodo
che la Sua Parola ci rivela; a noi sembra che sia
dovere delluomo di ricevere il Battesimo come Iddio
glielo manda e non che luomo debba decidere
quale Battesimo sia conveniente e conforme ai suoi
pregiudizi.
6. Le
manifestazioni esterne
Praticamente
il Battesimo dello Spirito Santo è accompagnato
sempre da ciò che si è convenuto chiamare «manifestazioni
esterne»
o anche «segni
fisici».
Queste
manifestazioni sono diverse e variano secondo le
persone, ma il segno delle lingue,
a differenza degli altri, viene sempre dato
allanima nel momento in
cui realizza la pienezza dello Spirito.
Che
cosè dunque il segno delle lingue?
Il
credente, traboccante di gioia spirituale,
si mette a lodare Iddio in una lingua a
lui sconosciuta; qualche volta questa
lode invece di essere parlata è cantata
su una nuova melodia appresa
nellardore delladorazione.
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Tutto questo sembra così strano a
certe persone e travolge a tal punto le loro idee
abituali, da far loro dire: - Noi vogliamo
ricevere il Battesimo dello Spirito Santo ma senza queste
turbanti manifestazioni, di cui, in fondo, non vediamo
lutilità.
Limportante
non è di essere Battezzati di Spirito? e non si può
esserlo senza queste manifestazioni? -
In
ogni cosa, abbiamo le nostre preferenze; ma in alcune
cose lesperienza quotidiana ci insegna che le
nostre preferenze, per quanto possano essere vive, non
sono una legge e che perciò bisogna piegarsi alla
realtà.
Io
posso non amare le manifestazioni esterne; ma ciò non
impedirà loro di prodursi perchè sono nella natura
stesse delle cose.
6.a Perchè
questa esplosione delle lingue?
Luomo è
formato di corpo, di anima e di spirito, e queste tre
cose sono talmente legate nel nostro corpo, nella
nostra condizione terrestre, che è impossibile agire
solamente con una di esse.
Se siete contento, non potete proibirvi il riso;
la vostra gioia è una realtà interiore che
concerne unicamente la vostra anima o il vostro
spirito e tuttavia il vostro corpo ne è scosso,
perché il riso sorga spontaneamente, senza che
voi possiate fermarlo.
Al contrario, se ricevete una cattiva notizia,
non potete trattenere le lacrime. La vostra anima
è triste: lafflizione non è nel vostro
corpo e tuttavia vi si ripercuote
allesterno e i vostri occhi, organi
corporali, rivelano il vostro affanno.
Il riso e le lacrime sono dunque delle
manifestazioni fisiche che accompagnano e
riflettono allesterno delle emozioni e dei
pensieri interni.
Osservando
bene, si possono seguire su un viso i movimenti
dellanima.
Questa
azione dello spirito sul fisico non è occasionale, ma
costante.
Le
inquietudini non hanno niente a che fare col
nostro corpo e tuttavia, prolungandosi, agiscono
talmente sullorganismo, che lo
indeboliscano e lo consumano, provocando qualche
volta una malattia.
Al contrario, quando unanima è felice,
rende serena la vita fisica e facilita il buon
funzionamento di tutti gli organi: anima e corpo
non sono collocati a fianco luna
dellaltro, ma strettamente associati in
modo che, toccare luna, significa toccare
laltro.
Da questi fatti evidenti si deduce che, chi non vuole
manifestazioni esteriori nel Battesimo dello Spirito
Santo, chiede una cosa impossibile.
Come
potrebbe il nostro corpo, che è sempre influenzato dallo
svolgimento interiore dei nostri pensieri e delle nostre
emozioni, non essere vivamente scosso, quando viene a
prodursi dentro di noi questo avvenimento meraviglioso,
il più straordinario dl tutti?
È lo Spirito dl Dio che ci inonda e ci riempie!
Un istante di riflessione
deve bastare a persuaderci che non cè da stupirsi
se manifestazioni fisiche accompagnano il Battesimo dello
Spirito Santo.
Il corpo risente, ed
allora esprime a suo modo, ciò che avviene nelle
profondità dello spirito e dellanima.
Certo,
non dobbiamo mai stancarci di insistere che limportante
è ciò che si realizza interiormente. Se le
manifestazioni fisiche fossero sole, esse non
avrebbero alcun valore.
Bisogna
guardarsi bene dal ricercarle come fine a se
stesse o dal fare qualche cosa che possa
provocarle, allinfuori di un reale
Battesimo.
Alcune
anime sono cadute in questo errore, e bisogna che i
conduttori spirituali sappiano avvertire i credenti del
pericolo.
Cè anche un altro
errore che può condurci lontano, e cioè quello di
voler copiare le esperienze degli altri.
Da certe testimonianze
particolarmente impressionanti che si sono intese
o lette, ci si lascia andare a desiderare di
voler passare esattamente per lo stesso cammino e
a ripetere, nella propria vita, tutto quello che
è avvenuto a Caio, Tizio, Sempronio.
Questi desideri preconcetti, queste volontà
personali, rischiano di falsare le nostre
esperienze. |
Come non abbiamo il diritto di
rifiutare le manifestazioni esterne, non abbiamo nemmeno
il diritto di dire: -
Voglio ricevere il Battesimo dello Spirito Santo in
questa o in questaltra maniera; voglio avere una
visione, voglio sentire una voce, voglio piangere,
tremare, ecc. -
Dobbiamo
lasciare allo Spirito del Signore la più completa
libertà. Egli conosce i bisogni
di ognuno. Noi siamo molto diversi gli uni dagli
altri e ciò che è conveniente per uno non lo è per
un altro.
Abbiamo visto il
Signore battezzare dolcemente dei fedeli
dallorganismo debole e incapace di
sopportare una scossa troppo violenta.
Ma abbiamo visto
anche con quale potenza Egli può spezzare ed
abbattere i caratteri alteri e le volontà troppo
dominatrici.
A quelli che,
malgrado la loro conversione, dimostrano ancora
della tristezza, Egli donerà un Battesimo la cui
nota dominante sarà la gioia.
Ad altri che non
hanno sufficientemente misurato tutto
labisso di peccati da cui Cristo li ha
tirati fuori, Egli non invierà il Suo Spirito,
se non dopo lacrime abbondanti, ma benedette. E
così di seguito.
Nessun Battesimo
somiglia ad un altro!
Come
non ammirare larte divina con la quale li Signore
tratta ciascuno del Suoi figli?
Temere
le manifestazioni esterne, è mancare di confidenza
in un Dio così meraviglioso.
Può forse Iddio
ingannarsi su ciò che ci manda e sulla maniera in
cui ce lo manda?
Perché dunque
temere?
La
migliore attitudine, quella che onora Dio e ci prepara
più efficacemente a ricevere la benedizione, è di dire
al Signore: «Io desidero il Tuo Battesimo
per la Tua gloria. Battezzami, dunque, come Tu vuoi. Non
Ti pongo delle condizioni, ma accetto con tutto il cuore
quello che mi invierai e come me lo invierai».
7.
Parleranno
in altre lingue
Non
possiamo lasciare la questione delle manifestazioni
esterne, senza aggiungere qualche parola sul «parlare
in altre lingue».
Effettivamente
questo segno è incompreso, criticato e combattuto da
molti e anche da alcuni cristiani.
Gli uni lo considerano una pazzia, il risultato
di un disturbo mentale;
gli altri un fenomeno spiritista, diabolico.
Sono rari quelli che ne parlano con serenità e
che si dimostrano scevri da pregiudizi.
Tra le
obiezioni che spesso si fanno in mezzo ai cristiani,
cè questa: - Il Signore Gesù, il
nostro divino modello, non ha mai parlato in lingue e
non ha mai insegnato nulla intorno a questo soggetto
-
Si
dimentica il passo di Marco Cap. 16:15-18, in cui il
Signore, dopo aver dichiarato: «Questi sono i
segni che accompagneranno coloro che avranno creduto...
», aggiunge una lista di miracoli:
nel
Nome Mio scacceranno i demoni,
parleranno in lingue nuove,
prenderanno in mano dei serpenti,
anche se berranno qualche veleno non ne avranno alcun
male,
imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno
Nessuno può negare che in questa
lista, evidentemente miracolosa, si trovi scritta in uno
dei primi posti questa affermazione:
PARLERANNO IN LINGUE NUOVE
Il pensiero
che viene immediatamente allo spirito è che
effettivamente i discepoli di Gesù, per
evangelizzare il mondo, si sarebbero dovuti mettere a
studiare e a parlare molte lingue da essi ignorate.
Anche oggi coloro che negli istituti missionari si
preparano a partire per levangelizzazione delle
nazioni pagane devono apprendere delle lingue nuove.
Bisogna intendere così
le parole di Gesù?
Questa
spiegazione, di cui molti si contentano, a rifletterci
bene, si rivela insufficiente.
La
frase «Parleranno in lingue
nuove» non
può essere isolata dal suo contesto. Essa figura in una
lista di miracoli o di segni straordinari: è forse un
miracolo imparare una nuova lingua? Non è, al contrario,
una delle cose più naturali e più frequenti?
Ogni giorno si vedono migliaia di persone che
studiano e che parlano delle lingue nuove: a nessuno
viene in mente di considerare questo fatto come una
cosa straordinaria, pari, ad esempio, a quella di
cacciare i demoni o di guarire con limposizione
delle mani.
Noi crediamo di essere nella verità stimando che le
citate parole di Marco (16:17)
non possono avere il senso di cui si è detto: la
nostra Bibbia, infatti, non contiene inesattezze e
perciò non può porre in una lista di miracoli una
cosa che non lo è affatto.
Studiando il significato
della dichiarazione del Maestro: «Parleranno
in lingue nuove»,
noi non troviamo che una sola spiegazione: la
manifestazione del giorno dl Pentecoste, che fu veramente
un segno straordinario, ripetutosi, malgrado le eclissi,
attraverso i secoli.
Oggi
è esperimentato da milioni di anime. Esso risponde
perfettamente alle parole: «Or questi sono
i segni che accompagneranno coloro
che avranno creduto».
Questo fatto ci
appare non come un fenomeno di origine dubbia, ma
come un segno annunzisto dal Signore stesso e che,
per conseguenza, ha diritto alla nostra più
rispettosa attenzione. Esso poggia sull'autorità
della stessa Parola dl Dio. |
A. Thomas Brès
(continua)
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